11/12/20

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Aria meets Andrea Pacini

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Quando da paracadutista della Folgore ti ritrovi su una sedia a rotelle, davanti hai due strade: o passi una vita a lamentarti o trasformi la tua incazzatura in energia per riprenderti quello che il destino ti ha tolto”, Andrea Pacini ha scelto la seconda.

Fiorentino di 36 anni, nel 2008 si era appena congelato dalla Brigata Paracadutisti Folgore quando un incidente in moto gli causa la frattura della quinta vertebra dorsale. Sembra un maledetto scherzo della sorte e di sicuro è un momento terribile, ma un po’ alla volta Andrea ha deciso di riafferrare quello che gli era scivolato tra le dita e adesso può dire di avercela fatta.

La rinascita inizia quando da Firenze si trasferisce a Milano e inizia a lavorare all’Aero Gravity di Pero, una galleria del vento verticale che fa provare l’ebbrezza del volo: forse molti al posto di Andrea si sarebbero accontentati di lavorare in un mondo vicino al paracadutismo, ma non lui.

Lui non ha mai smesso di sentirsi un paracadutista.

“La fiamma di tornare a saltare è sempre rimasta accesa nel mio cuore” e così dà vita al progetto Obiettivo Volareper realizzare il sogno di prendere la licenza di paracadutista e alla fine la ottiene, “adesso sono un paracadutista autonomo a tutti gli effetti”, dice con orgoglio piantandoti in faccia i suoi occhi azzurri.

Uno che ha sempre saputo cosa voleva dalla vita ha trovato in Aria un’azienda con la sua stessa filosofia, perché sempre pronta a evolversi e migliorarsi senza porsi limiti, “li ho conosciuti attraverso i Social e appena ho visto la carrozzina in ortopedia a Firenze me ne sono innamorato”, tanto che ormai con Stefano e tutto lo staff è nato un rapporto di amicizia e di collaborazione.

Tutto quello che di solito cerca in una carrozzina l’ha trovato nella Ultra su cui è seduto.

Uno strumento di cui apprezza la comodità e la leggerezza, due caratteristiche che considera fondamentali per svolgere tutte le attività della vita quotidiana e passare facilmente dalla macchina alla carrozzina. La cosa che lo ha colpito è però che la leggerezza non è fine a sé stessa, ma viene abbinata con la giusta rigidità e soprattutto con uno schienale che ha una seduta eccezionale e bilanciata per chi come lui ha una lesione mediamente alta.

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